RED CENTRE & TOP END ADVENTURE

 

Ayers Rock

9 Giorni / 8 Notti

Itinerario: Ayers Rock, Kings Canyon, Alice Springs, Devils Marbles, Tennant Creek, Katherine (Parco Nazionale di Nitmiluk), Parco Nazionale del Kakadu, Darwin

1° Giorno - Ayers Rock

Note: A seguire è riportato un itinerario suggerito; non è inclusa alcuna attività.

Arrivo ritiro del fuoristrada presso gli uffici dell'autonoleggio in aeroporto (si consiglia di effettuare un breve giro su strada asfaltata e non, in modo da controllare l’efficienza del veicolo) e trasferimento libero in Hotel.
Necessaria la patente internazionale.

Sistemazione in hotel e tempo a disposizione fino a poco prima del tramonto.

Trasferimento al punto panoramico da dove è possibile ammirare il tramonto su Uluru (Ayers Rock).
Il monolito più grande del mondo non manca di affascinare chiunque si rechi in questo luogo; letteralmente incredibili sono i colori all'alba e al tramonto, o durante un temporale
Il monolito più grande del mondo non manca di affascinare chiunque si rechi in questo luogo; letteralmente incredibili sono i colori all'alba e al tramonto, o durante un temporale.

Mentre esplorava le aride regioni del Territorio Settentrionale australiano, nel 1873, William Gosse scoprì, a sud di Alice Springs, una fila di cumuli di roccia a forma di cupola.Il più impressionante era il grande monolite rosso che egli denominò 'Ayers Rock', dal nome del primo ministro australiano, Sir Henry Ayers.
Gosse ignorava però che la roccia, che all'alba e al tramonto si ammantava di vividi colori, aveva già un nome, Uluru, assegnatole dagli Aborigeni.

Il blocco di ruvido tritume d'arcose, che si erge 335 m sopra il deserto circostante con una circonferenza di 9 km, costituisce un crocevia di sentieri del Tempo dei Sogni degli Aborigeni.

Gosse si era imbattuto nel luogo del Sacro Pitone d'Acqua; di Kandju, la lucertola benigna; dei popoli del Canguro-lepre e del Pitone diamantino.

Ogni fessura, fenditura, rientranza, protuberanza e striatura della sua superficie aveva un significato per gli Aborigeni. La macchia d'umidità su un lato era il sangue del popolo del Serpente velenoso, vinto in una famosa battaglia del Tempo dei Sogni. I fori di un masso erano gli occhi di un nemico morto da tempo; la sporgenza su un altro era il naso di un antenato, ora addormentato. E ogni caverna alla base della roccia svolgeva una precisa funzione nei rituali degli Aborigeni.

Chi era il popolo di Ayers Rock?

Il Tempo dei Sogni era l'epoca in cui la terra era ancora malleabile e in formazione. Allora, gli eroi mezzi animali e mezzi uomini compirono viaggi e ricerche, tracciando per i discendenti le piste e i sentieri che attraversano l'immensità dei deserti australiani. Si crearono e vennero scoperti terreni acquitrinosi e sorgenti. La sopravvivenza degli Aborigeni che vivono tuttora nel deserto dipende dalla conoscenza dei luoghi in cui attingere l'acqua, posti lungo i sentieri del Sogno, conoscenza tramandata dagli antenati sotto forma di canzoni e cerimonie rituali.
Ma il Tempo dei Sogni è qualcosa di più complesso di questo; i suoi misteri e la sua magia sono custoditi nelle menti e nelle emozioni degli stessi Aborigeni. Gli estranei possono soltanto gettare uno sguardo nella rete di favole e leggende. Uluru è un isolato punto di riferimento situato sulle piste del Sogno che formano intricati disegni attraverso il continente. Era la casa del Tempo dei Sogni dei Pit-jantjatjara, il popolo del Canguro-lepre che vive a nord, e degli Yan- kuntjatjara, il popolo del Serpente diamantino insediato sul suo lato sud. Nelle vicinanze di Uluru ebbero luogo due grandi battaglie, tuttora vive nelle canzoni e nelle cerimonie dei moderni Aborigeni. Dalle regioni meridionali del Tempo dei Sogni giunse una feroce tribù appartenente al popolo del Serpente velenoso, decisa a trucidare le genti del Serpente diamantino. Ma Bulari, un'eroina e madre della terra venerata da questi ultimi, fece fronte al furioso assalto emettendo una nuvola letale di malattia e morte, sconfiggendo così gli invasori. I corpi di alcuni di loro sono tuttora racchiusi nelle forme di Uluru. I sopravvissuti s’inoltrarono più a sud per far guerra ad altri gruppi e vi incontrarono lo stesso funesto destino.

Anche il popolo del Canguro-lepre vivente sul lato nord dovette affrontare un aggressivo nemico, un terribile dingo del diavolo. L'orribile bestia era stata evocata in vita dai canti di una tribù ostile, che l'aveva poi lasciata in libertà dopo averle trasmesso una selvaggia malvagità. I Canguri-lepre fuggirono grazie alla loro straordinaria abilità nel salto - e le impronte di quella frenetica ritirata sono visibili in una serie di caverne che circondano la base di Uluru. Ma essi poterono dirsi in salvo solo quando il totem, da cui la bestia traeva il suo potere, le fu strappato dalla bocca.

L'importanza dei segni geofisici

La roccia color ruggine è costituita in prevalenza da arenaria sedimentaria che si sfalda come il serpente si spoglia della pelle morta: pur disgregandosi, mantiene di conseguenza la forma originaria.
Tutti i segni geofisici lasciati dal tempo sul corpo di Uluru rivestono significati tramandati da leggende, fiabe o canzoni. Nelle pieghe della roccia gli Aborigeni vedono la lucertola, Kandju, che qui venne alla ricerca del boomerang che aveva smarrito. Sul lato nord si scorgono i famosi segni che i non Aborigeni hanno denominato “il Cranio”, poiché il disegno dei solchi ricorda la testa di un uomo.

La roccia è una trappola naturale per l'acqua. Attorno alla sua base stanno undici sorgenti che forniscono una riserva liquida preziosissima per la gente del luogo, per gli animali di passaggio e per la fascia di vegetazione che cresce sul posto. Tracciati sulla roccia delle caverne vi sono molti dipinti sacri, di cui alcuni destinati solo alle donne e altri solo agli uomini. I due sessi devono persino evitare di guardare nella direzione delle grotte proibite e abbassare gli occhi quando passano nella zona. Nel 1978, una donna europea che visitò un luogo tabù fu minacciata di morte. Ayers Rock fu anche teatro del recente assassinio di Azaria, in cui la famiglia Chamberlain affermò che un dingo aveva rapito e ucciso la loro bambina. Non è chiaro se questa morte abbia a che fare con gli Aborigeni, ma si tratta comunque di uno dei più strani casi di 'omicidio' del mondo.

La grotta del Canguro-lepre di Mala, in cui i non Aborigeni non si azzardano più ad entrare, è uno dei luoghi in cui i ragazzi indigeni vengono iniziati alla tribù. Le pareti di questo tunnel sono ricoperte di strani segni e iscrizioni che, secondo la tradizione locale, furono incisi a scopo rituale dai primi iniziati del Tempo dei Sogni e dai loro successori. Dopo essere stati condotti a un grande lastrone posto all'entrata della caverna, i giovani vengono dipinti con l'ocra; accanto alla piattaforma naturale si alza una roccia che è la forma assunta nel sonno da un antenato del Tempo dei Sogni. La grotta di Mala è nota fra gli Aborigeni come un 'luogo felice e ricco di beni' dove gli iniziati ritornati nelle loro terre piangono dalla gioia ricordando i propri riti d'iniziazione.

Qual è l'impressione dei visitatori della roccia?

Conosciuta come 'il cuore morto' dagli Australiani bianchi, Ayers Rock sta diventando un'attrazione turistica con tutti i problemi che ne conseguono. Molti si arrampicano oltre la riga bianca dipinta sul fianco della roccia per fotografare dall'alto il suggestivo panorama. Sono pochi i visitatori che non si stupiscono dell'intensità di emozioni da cui vengono colti quando si trovano di fronte a quella che è, in de­finitiva, solo una gigantesca massa di roccia rossa del deserto australiano. Robyn Davidson, un'australiana che ha compiuto un epico viaggio a dorso di cammello attraverso metà del continente, ha de­scritto le impressioni da lei provate nel libro Sentieri: 'Il potere indecifrabile di quella roccia mi fece battere all'impazzata il cuore. Non mi aspettavo nulla di così misteriosamente, primordialmente bello'. Ma nonostante tutto il magico fascino che da essa emana, la roccia resterà l'Uluru degli Aborigeni che si considerano i custodi di un paesaggio simbolico trasmesso loro in eredità dagli antenati.

Rientro in hotel e resto della serata a disposizione.


2° Giorno – Ayers Rock

Sveglia mattutina e visita libera all’Ayers Rock in tempo utile per ammirare l’alba e nuovi colori. Tempo per scalare Uluru (Ayers Rock) e per “circumnavigarlo”. Visita a piedi a Mutitjulu, una sorgente di acqua naturale che la leggenda Tjukurpa racconta essersi formato dopo uno scontro tra due serpenti ancestrali, Kuniya e Liru.
Note: Sconsigliamo in ogni caso di scalare il monolito in quanto reca offesa agli aborigeni locali.

Proseguimento alla volta dell’Uluru-Kata Tjuta National Park; varcata l’entrata al parco ci si dirige direttamente agli Olgas per visitare la gola omonima.
Gli Olgas sono composti da una serie di rocce, più o meno piccole, tutte dalla particolare forma arrotondata e da tanti considerate più affascinanti del più famoso Uluru (Ayers Rock). Il monte Olgas con i suoi 546 metri supera in altezza Uluru di ben 200 metri.
L'insieme delle 36 cupole di arenaria rossa chiamate Kata Tjuta ("molte teste" in lingua aborigena, conosciute anche con il nome di Monti Olga) dista una cinquantina di chilometri da Uluru e il paesaggio è sbalorditivo. La bella camminata di circa tre ore lungo la Valley of the Winds è il modo ideale per scoprire la maestosità di questo luogo. Consigliate scarpe comode, un cappello e crema solare.
In serata sarà possibile partecipare all'indimenticabile cena "Sound of Silence".
Circa 45 minuti prima del tramonto si parte verso il deserto dove ammirare il tramonto su Kata Tjuta (questo il nome aborigeno dei monti Olgas) accompagnati da champagne e dal dolce suono del didgeridoo. Subito dopo il tramonto si accendono le lanterne e le stelle ad illuminare il ricco barbecue a base di piatti tipici.
Rientro in hotel e pernottamento.


3° Giorno – Ayers Rock – Kings Canyon (321 km)

Mattinata a disposizione per visite a piedi alla base del monolito; consigliata quella a Mutitjulu, una sorgente di acqua naturale che la leggenda Tjukurpa racconta essersi formato dopo uno scontro tra due serpenti ancestrali, Kuniya e Liru.
Gli archeologi sostengono che questa località sia abitata dagli aborigeni da almeno 22.000 anni; la popolazione Anangu è la custode tradizionale di questa terra e fino a poco tempo fa il monolito era conosciuto soltanto come Ayers Rock, nome che deriva da quello del primo ministro Sir Henry Ayers e che fu così battezzato dall'esploratore William Gosse, che per primo avvistò il monolito nel 1873; nel 1985, fu aggiunto il nome di Uluru, quando la zona è ritornata ai proprietari tradizionali che ora gestiscono il parco unitamente all'ente governativo Parks Australia.
L’importanza culturale che il Parco Nazionale di Uluru-Kata Tjuta rappresenta per la popolazione locale (gli aborigeni Anangu), può essere meglio apprezzata durante la visita al Centro Culturale che può essere visitato prima del trasferimento pomeridiano per Kings Canyon, con possibilità di ammirare in Monte Connor lungo il percorso.
Arrivo nel pomeriggio inoltrato, sistemazione presso il Kings Canyon Resort e tempo a disposizione per un rinfrescante bagno in piscina.


4° Giorno – Kings Canyon – Alice Springs (330 / 360 km)

Giornata impegnativa ma ricca di importanti visite.
Di buon ora, per sfruttare la frescura del mattino, e con comode scarpe, si scala Kings Canyon. Strapiombi mozzafiato, formazioni rocciose dalle insolite forme e magnifici panorami sul Parco Nazionale di Watarrka ripagano la camminata (segnaliamo che per chi desiderasse effettuare una passeggiata meno faticosa, è disponibile un percorso alternativo alla base del canyon).
P.S. Non dimenticate di fare la spesa al supermercato (soprattutto acqua e panini) per gli spostamenti dei giorni seguenti e di richiedere il permesso per percorrere la Mereenie Loop Road presso il Kings Canyon Resort (costo di AUD 5,0 c.a.).
Si entra ora in territorio aborigeno e si prosegue percorrendo la Mereenie Loop Road nella sua interezza fino a giungere in prossimità dei Western Mc Donnell Ranges ed Hermannensburg. Da qui, in base al tempo che ancora si ha a disposizione, ci si può dirigere verso Nord per costeggiare la catena montuosa fino ad Alices Springs o visitare la Palm Valley.
Western Mc Donnell Ranges: Si inizia con l’ammirare la catena montuosa dei Mc Donnell Ranges dalla collina Anzil per quindi proseguire verso alcuni fra gli scenari più spettacolari del Centro Australia. Sosta nei pressi della formazione rocciosa di Standley Chasm e quindi proseguimento per visitare il Simpson Gap e per cercare di scovare i piccoli wallaby nascosti tra le rocce.
Palm Valley: seguendo il letto del fiume Finke, fino alla Palm Valley. Strabilianti formazioni rocciose dal colore rosso intenso, che contrastano con il bianco della sabbia e con il blu intenso del cielo, piscine naturali scavate in rocce secolari e palme preistoriche sono le attrazioni principali di un pomeriggio all’insegna dell’avventura.
Arrivo ad Alice Springs, sistemazione nell'hotel prescelto e pernottamento.


5° Giorno – Alice Springs - Tennat Creek (509 km)

Per 40.000 anni Alice Springs ha rappresentato il "luogo d'incontro" tradizionale in cui il popolo Arrernte svolgeva il proprio commercio di manufatti, conoscenze, arte e cultura. Visitando l'Aboriginal Art and Culture Centre di Alice Springs avrete l'occasione di entrare in contatto con questa interessantissima cultura. Qui, il popolo Arrernte vi farà conoscere l'arte, l'artigianato, la cucina e le leggende che arricchiscono la loro cultura. Potrete imparare a suonare il didgeridoo e a lanciare il boomerang, e scoprirete alcuni dei simboli che si nascondono dietro l'arte dell'Australia centrale o del bush tucker.
Interessante la sede dei Royal Flying Doctors, la Stazione del telegrafo ed il Desert Park, capace di "raccontare" la storia del deserto, con le sue piante, gli animali e le popolazioni che abitano questi habitat unici.

Partenza in direzione nord per un lungo trasferimento che condurrà fino a Tennant Creek.

Circa 100 km prima dell'arrivo, suggerita la sosta per ammirare le particolari formazioni rocciose chiamate Devils Marbles.

I Devils Marbles si trovano nel tradizionale territorio delle popolazione Warumungu, Kaytetye, Alyawarra e Warlpiri. I Devils Marbles vengono chiamati Karlu Karlu, che letteralmente significa "rocce rotonde".

Formatisi in seguito a un processo di erosione nel corso di milioni di anni, i Devils Marbles sono costituiti di granito e si ergono come isole in mezzo al deserto. Sono di dimensioni variabili, da 50 cm fino a sei metri di diametro.

Molti di questi giganteschi massi sono in equilibrio precario l'uno sull'altro, come a voler sfidare la forza di gravità. Il processo di erosione continua tuttora, creando un paesaggio in continua evoluzione.

I Devils Marbles rivestono una grande importanza per il popolo aborigeno. La maggior parte della riserva naturale è protetta dal Northern Territory Aboriginal Sacred Sites Act.

Le antiche leggende sulla creazione di Karlu Karlu sono state tramandate di generazione in generazione dai tradizionali proprietari aborigeni. Molte di queste storie sono segrete e solo alcune vengono raccontate ai turisti.

Uno dei principali racconti del Dreamtime relativi a quest'area e che può essere condiviso con i non aborigeni riguarda l'origine dei Devils Marbles. La tradizione racconta di "Arrange", un antenato, che si trovava a camminare nell'area. Stava facendo una cintura di capelli, un ornamento tradizionale aborigeno, indossata solo dagli uomini aborigeni sottoposti al rito di iniziazione. Mentre intrecciava i capelli per realizzare la cintura, lasciò cadere a terra ciocche di capelli che si tramutarono in grandi massi di colore rosso. Arrange tornò infine nel suo luogo d'origine, una collina chiamata Ayleparrarntenhe, dove secondo la leggenda vive tuttora.

Non esistono sentieri ufficiali a Devils Marbles, solo una rete di percorsi autoguidati sul lato orientale della riserva. Segui la rete di sentieri e scopri come si è formata questa meraviglia geologica e come ha resistito agli elementi della natura. Non esistono due rocce uguali. Puoi camminare per ore e trovare sempre paesaggi nuovi e interessanti. Ogni anno, tra maggio e ottobre, i ranger del parco offrono un programma di eventi dal vivo che si svolgono presso il sito naturalistico nell'ambito del Territory Parks Alive Program.

Pernottamento e Tennat Creek.


6° Giorno - Tennant Creek - Katherine (Parco Nazionale di Nitmiluk) (729 km)

Partenza mattutina per l'impegnativa e lunga giornata che, percorrendo la Stuart Highway, condurrà fino a Katherine ed al Parco Nazionale di Nitmiluk.

Pernottamento.


7° Giorno - Katherine (Parco Nazionale di Nitmiluk) - Parco Nazionale del Kakadu (200 km)

Mattinata da dedicare ad una delle diverse crociere disponibili lungo la bellissima e spettacolare Katherine Gorge. Flora, fauna, scogliere a picco dal colore arancio e numerosi coccodrilli, goanna (tipiche lucertole capaci di raggiungere addirittura 2 metri di lunghezza), pipistrelli. Il pomeriggio prosegue con la visita alle cascate di Edith e tempo a disposizione per un rinfrescante bagno nelle piscine naturali circostanti.

Proseguimento in direzione nord verso il Parco Nazionale del Kakadu.

Il Kakadu è stato classificato come appartenente al Patrimonio Mondiale dell’Umanità non solo per i suoi aspetti naturali e paesaggistici ma anche per i suoi aspetti culturali; esso è gestito congiuntamente dal Governo Australiano e dalla popolazione autoctona, i Bininj. Essi distinguono fino a sette diverse stagioni che si susseguono nel parco durante il corso dell’anno.
La popolazione aborigena Bininj suddivide l'anno di Kakadu in sei stagioni differenti ed iniziano da Ottobre, la stagione di Gunumeleng, quando l'aria del pomeriggio si carica degli odori della pioggia, che contribuisce a profumare la corteccia degli eucaliptus "paperbark" in fiore.
Nel periodo denominato Gudjewg (gennaio e febbraio), le cascate sono roboanti e piene d'acqua ed il cielo è sconquassato da temporali tropicali, i cui fulmini illuminano le notti; ammirate i frutti delle piante a Banggereng (marzo) mentre il periodo migliore per osservare gli uccelli che popolano i billabong è giugno e luglio (Wurrgeng). A seconda della stagione, infatti, vedrete sempre "un Kakadu" differente.
Studi archeologici dimostrano che gli aborigeni abitano a Kakadu da ben 50,000 anni. Da non perdere, sono le gallerie a cielo aperto di pitture rupestri che rivelano come usi, tradizioni, leggi e storie vengano tramandati di generazione in generazione attraverso questa forma di espressione.
Il Kakadu ospita oltre mille tipi di piante, un quarto di tutti gli uccelli australiani ed oltre un terzo di tutte le specie di pesci presenti nel Paese.

Pernottamento.


8° Giorno - Parco Nazionale del Kakadu

Mattinata da dedicare alla crociera sulle famose Yellow Water ed effettuare quella che probabilmente è la più bella delle escursioni disponibili nel Parco (la prenotazione il giorno precedente presso l’hotel è vivamente consigliabile per evitare spiacevoli attese).
A bordo di imbarcazioni appositamente studiate per consentire una vista a 360 gradi ed accompagnati da esperti rangers, si naviga sulle tranquille acque degli estuari dell’Alligator River, per ammirare la numerosissima fauna composta da uccelli, cavalli selvatici, varani e naturalmente coccodrilli.

Proseguimento pomeridiano per visite alla Nourlangie Rock ed alla Ubirr Rock. Visita a piedi alla scoperta delle pitture rupestri aborigene e dei bellissimi scorci panoramici che si possono avere durante la passeggiata.

Visita al Bowali Visitor Centre e quindi sistemazione in hotel.


9° Giorno - Parco Nazionale del Kakadu - Darwin (250 km)

Giornata a disposizione per ulteriori visite e quindi partenza per il viaggio verso Darwin.

Possibilità di sosta nei pressi dell'Adelaide River per partecipare all'escursione che consente di ammirare l’insolito spettacolo offerto dai coccodrilli che saltano letteralmente fuori dall’acqua per procurarsi il cibo offerto dai rangers.

Si giunge a Darwin Darwin, una vivace città tropicale arroccata su un porto dalle acque profonde; offre ai visitatori una quantità di attività e di piaceri dal sapore cosmopolita. Inoltre, è il punto di partenza verso le più importanti attrazioni naturali e culturali del Top End.
E' la città australiana più vicina al continente asiatico e la sua popolazione è composta da 50 gruppi etnici e indigeni diversi; la città vanta un carattere eterogeneo che è penetrato in tutti gli aspetti della sua vita culturale, artistica e gastronomica.
Nella regione ci sono circa 20 parchi nazionali e riserve naturali: alcuni sono molto rinomati, come il Kakadu National Park, altri sono dei gioielli nascosti ma altrettanto belli e scenografici, ricchi di fauna e flora selvatiche e di esempi di cultura aborigena.
Darwin venne quasi completamente distrutta dal ciclone Tracy nel 1974 e ricostruita secondo canoni moderni (anti-ciclone) e funzionali. La vegetazione tropicale invade il centro cittadino, disseminato da parchi e giardini e la popolazione, assolutamente cosmopolita, rispecchia il tipico carattere australiano: proiettata verso il mondo esterno, Darwin è il porto più vicino al continente asiatico, saldamente legata alla sua terra, anche con la costante minaccia di un nuovo ciclone!
Smith Street e il suo Mall (area pedonale) costituiscono il centro cittadino e l’area per lo shopping.
Numerosi sono gli edifici storici risparmiati dal ciclone, tuttora visitabili passeggiando piacevolmente lungo le strade ombreggiate da palme e profumate dai fiori tropicali. Merita senz’altro una visita il Museum & Art Gallery of the Northern Territory, situato a Conacher Street – Fanny Bay, a pochi km dal centro: la collezione di pitture e oggetti, provenienti dalle isole di Melville e Bathurst e dal territorio di Arnhemland, è sicuramente significativa e consente di osservare pezzi originali di arte rupestre aborigena introvabili altrove.

Trasferimento in aeroporto, rilascio della vettura e partenza serale alla volta della prossima destinazione.
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